DPI e PPI: Le differenze nella Fotografia
Quando si parla di risoluzione e qualità delle immagini, due termini emergono spesso nel mondo della fotografia e della grafica: DPI e PPI. Anche se a prima vista possono sembrare simili, rappresentano concetti diversi che influiscono in modo significativo sul risultato finale, sia che tu stia lavorando su immagini destinate al web o a una stampa di alta qualità.
Capire la differenza tra DPI (Dots Per Inch) e PPI (Pixels Per Inch) è essenziale per evitare errori comuni che potrebbero compromettere il lavoro. Un’errata interpretazione può portare a immagini sfocate, stampe di bassa qualità o file eccessivamente pesanti per il web.
In questo articolo esploreremo cosa significano DPI e PPI, come influenzano le tue fotografie e in quali contesti è meglio concentrarsi su uno piuttosto che sull’altro. Se vuoi migliorare la qualità delle tue stampe o ottimizzare le immagini digitali per il web, questa guida ti aiuterà a fare chiarezza e a ottenere risultati più professionali.
Differenze tra DPI e PPI
Iniziamo con le definizioni classiche:
- DPI sta per punti per pollice e si riferisce alla risoluzione che può avere una stampante. Descrive in pratica la densità dei punti di inchiostro posizionati su un foglio di carta per creare una stampa fisica. I DPI non hanno nulla a che vedere con la stampa di foto fisiche, quindi niente meno con qualcosa di digitale!
- PPI invece sta per pixel per pollice, ed in questo caso parliamo della risoluzione di un’immagine digitale e non di una stampa. I PPI vengono utilizzati per ridimensionare le immagini in preparazione della stampa.
Dopo questa rapida precisazione andiamo a vedere in modo preciso di cosa stiamo parlando, che cos’è un pixel?
Un pixel è il più piccolo elemento di base utilizzato per creare una qualsiasi immagine su un dispositivo, i pixel sono di natura quadrati e sono disposti su una specie di griglia, ognuno con un proprio colore e una tonalità differente. La loro dimensione è infinitesimale e il nostro occhio non riesce logicamente a distinguerne uno ad uno, invece il nostro cervello fonde ciascun pixel con quello accanto fino a formare un’immagine digitale completa. Ogni pixel è formato da “sottopixel“, punti ancora più piccoli rossi verdi e blu, proprio come i colori primari, in modo che combinati possono formare tutte le possibili variabili di colore.
A questo punto possiamo collegare qualsiasi foto che abbiamo scattato a questo concetto per capire bene le dimensioni dell’immagine. Avete presente quando andate a vedere nei dettagli le dimensioni e vi esce quel numero 1920 x 1080 e cosi via? Quella è la dimensione totale della foto e viene calcolata con la moltiplicazione dei pixel per la larghezza e la lunghezza della foto. Esempio appunto una foto da 6.000 x 4.000 ha come risultato una foto di dimensioni 24.000.000 pixel, quindi 24 milioni di pixel che come unità di misura viene abbreviato in Megapixel, 24 megapixel.
Quando viene utilizzato PPI
La denominazione PPI viene utilizzata anche quando si deve definire la risoluzione dello schermo, ma occhio a non confondersi con la risoluzione dell’immagine digitale. La risoluzione dello schermo è una quantità fissa, ovvero anche se cambia la foto in questione trasmessa sul dispositivo il numero di PPI del monitor rimarrà sempre la stessa.
Questo numero lo troverete sicuramente se state cercando un buon monitor per fotografi, ed è una delle caratteristiche più importanti che dovete controllare per comprare un buon prodotto.
Per sempio un iPhone X ha una risoluzione di 463 PPI o un MacBook Pro ha una risoluzione PPI da 221 PPI,
Non notate qualcosa di strano? Che un dispositivo più piccolo ha una densità di pixel maggiore di un grande portatile. Come mai? È normale, su una superficie più piccola è più facile distribuire pixel e una maggiore distribuzione con pixel piccoli e ravvicinati è sinonimo di immagini molto più nitide perché si riesce ad esprimere meglio qualsiasi dettaglio.

La risoluzione dell’immagine si riferisce alla quantità di dettagli presenti in un’immagine, in altre parole, quante informazioni l’immagine contiene. La risoluzione dell’immagine è misurata in pixel (o punti) per unità di lunghezza, come ad esempio pollici o centimetri. Ad esempio, una risoluzione di 300 PPI (pixel per pollice) significa che ci sono 300 pixel in ogni pollice di lunghezza dell’immagine.
Il PPI è un parametro che indica quanti pixel sono presenti in un’unità di lunghezza fisica dell’immagine, ad esempio in un pollice. Si utilizza il PPI principalmente per la visualizzazione di immagini su schermi digitali come computer, tablet, smartphone. Un’immagine con una maggiore densità di pixel per unità di lunghezza avrà un aspetto più nitido e dettagliato.
Il DPI, invece, è un parametro che indica quanti punti (dot) sono presenti in un’unità di lunghezza fisica dell’immagine, ad esempio in un pollice. Si utilizza il DPI principalmente per la stampa di immagini su carta o altri supporti stampati. Un’immagine con una maggiore densità di punti per unità di lunghezza avrà una maggiore nitidezza nella stampa.
Quando viene utilizzato DPI
Questo acronimo invece viene utilizzato quando si parla di carta stampata. Lo sappiamo anche noi che su un foglio di carta non ci sono pixel, ma per comodità immagina come se ci fossero tanti piccoli micro puntini sulla superficie. Più è alta la densità, maggiore sarà la qualità di stampa. Per questo quando leggi le caratteristiche sulle migliori stampanti fotografiche vedi valori come 150 PPI, 300 PPI.
Per la precisione quel numero si riferisce alla quantità di pixel che viene utilizzato per creare un pollici di superficie nella carta stampata.

La risoluzione di stampa è un parametro fondamentale per ottenere una stampa di alta qualità. La risoluzione di stampa è misurata in DPI (punti per pollice) ed è un parametro che indica quanti punti la stampante può depositare su un pollice di carta. Più alta è la risoluzione di stampa, più dettagliata sarà l’immagine stampata.
Tuttavia, quando si sceglie la risoluzione di stampa, è importante considerare anche la risoluzione dell’immagine originale. L’immagine deve avere una risoluzione sufficiente per essere stampata a una risoluzione di stampa elevata senza perdita di qualità.
Ad esempio, se si desidera stampare un’immagine di 10×8 pollici con una risoluzione di stampa di 300 DPI, l’immagine originale deve avere almeno una risoluzione di 3000×2400 pixel. Se l’immagine originale ha una risoluzione inferiore, ad esempio 1500×1200 pixel, la stampa a 300 DPI sarà di bassa qualità e apparirà sfocata o pixelata.
Quando si sceglie la risoluzione di stampa, è importante anche considerare la distanza di visualizzazione dell’immagine. Se l’immagine verrà vista da vicino, ad esempio un’immagine per una rivista o un poster, è necessaria una risoluzione più elevata. Se l’immagine verrà vista da lontano, ad esempio un banner pubblicitario a distanza, una risoluzione più bassa potrebbe essere sufficiente.
Conclusione: Capire DPI e PPI per Migliorare il Tuo Lavoro Fotografico
La differenza tra DPI e PPI può sembrare un dettaglio tecnico, ma in realtà rappresenta uno degli elementi chiave per portare la qualità delle tue immagini al livello successivo, sia in ambito digitale che nella stampa. Spesso si tende a confondere questi due termini, pensando che siano intercambiabili, ma comprendere a fondo il loro significato permette di evitare errori e ottenere risultati più professionali.
Da fotografo o appassionato di immagini, imparare a gestire correttamente risoluzione e dimensioni può fare la differenza tra una stampa nitida e ben definita e una foto sgranata che non rende giustizia al tuo lavoro. Personalmente, penso che una buona conoscenza di questi aspetti sia ciò che separa un fotografo attento ai dettagli da uno che lascia al caso la fase di stampa o pubblicazione online.
Un consiglio che do sempre è non trascurare la fase di post-produzione: se sai che una tua foto verrà stampata, inizia a lavorare su file ad alta risoluzione e presta attenzione ai valori DPI. Se invece il tuo obiettivo è creare immagini per il web, concentrati sul PPI e sull’ottimizzazione del peso del file per non perdere qualità.
In un mondo digitale in cui l’estetica e la precisione visiva contano sempre di più, saper padroneggiare questi strumenti può davvero fare la differenza. Ogni dettaglio conta nella fotografia, anche i pixel.
FAQ: Differenza tra DPI e PPI nella Fotografia
DPI sta per Dots Per Inch (punti per pollice) e si riferisce alla risoluzione di stampa. Indica quanti punti di inchiostro vengono stampati su un pollice lineare. Un valore DPI più alto corrisponde a una stampa più dettagliata e nitida.
PPI sta per Pixels Per Inch (pixel per pollice) e rappresenta la risoluzione di un’immagine digitale visualizzata su schermi o monitor. Più alto è il PPI, maggiore è il livello di dettaglio visibile su display digitali.
La differenza principale è che:
DPI si riferisce alla risoluzione di stampa.
PPI si riferisce alla risoluzione digitale (immagini visualizzate su schermo).
Un DPI più alto garantisce una stampa più definita e con maggiore qualità. Ad esempio, una foto stampata a 300 DPI sarà molto più nitida rispetto a una stampa a 72 DPI.
Per le immagini destinate alla visualizzazione su schermi (come web e social), un valore di 72 PPI è considerato standard. Tuttavia, per schermi ad alta risoluzione (come Retina Display), è consigliabile usare immagini a 150 PPI o superiori.
Sì, è possibile modificare il DPI di un’immagine attraverso software come Adobe Photoshop, ma aumentare il DPI non migliora la qualità se la risoluzione iniziale dell’immagine è bassa.
Se stampi un’immagine con un PPI inferiore a 300, la stampa potrebbe apparire sfocata o pixelata. È consigliabile aumentare la risoluzione dell’immagine prima di procedere con la stampa.
Per stampe fotografiche professionali, 300 DPI è il valore standard. Se si tratta di grandi formati da osservare a distanza (come manifesti o banner), è possibile scendere a 150 DPI.
No, il PPI non influisce direttamente sulla qualità di stampa, ma un PPI più alto può generare file più grandi, che a loro volta possono essere stampati con maggiore qualità se il DPI è impostato correttamente.
Non esiste una conversione diretta, ma per ottenere una stampa di alta qualità è importante che la risoluzione digitale (PPI) sia sufficiente a supportare il DPI desiderato. Ad esempio, un’immagine di 3000×4500 pixel può essere stampata in alta qualità fino a 10×15 pollici a 300 DPI.
Salve. Non capisco. Se la dimensione del pixel non cambia, perché si parla di “pixel piccoli”? Ci sono pixel più piccoli di altri? In oltre, com’è possibile distribuire sull’area del pollice (2,54 x 2) un numero di pixel variabile, se la misura del pixel è fissa? Saranno le fessure, dunque, tra un pixel e l’altro a fare la differenza e a rubare “spazio” ad altri pixel (nelle definizioni inferiori)? Grazie
Bella guida complimenti! Una piccola nota, nella frase qui sopra “.. Per questo quando leggi le caratteristiche sulle migliori stampanti fotografiche vedi valori come 150 PPI, 300 PPI.” Si deve parlare di 150 DPI, 300 DPI non PPI..