Mi chiamo Gianluca Damiani, ho 23 anni e sono nato a Roma. Sono laureato in Scienze Naturali alla Sapienza e mi occupo di fotografia, ricerca e conservazione della natura. Sin da bambino sono appassionato di natura e animali selvatici, e viaggio in cerca di ambienti selvaggi da raccontare attraverso le immagini.
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Quando hai iniziato a fotografare e cosa ti ha spinto?
Scatto foto da quando sono piccolo! Dopo aver passato diversi anni ad osservare la natura attraverso il binocolo, ho iniziato ad utilizzare le prime fotocamere compatte, per poi passare, dopo qualche anno, alla prima reflex e ai teleobiettivi zoom.
L’amore per la natura e per gli animali è alla base del mio lavoro: rispetto, passione e curiosità sono fondamentali per un corretto approccio alla natura.
La fotografia naturalistica è per me anche un pretesto per poter vivere emozioni e momenti speciali di vita selvaggia. Fotografando blocchiamo i nostri ricordi nel tempo, per poi riportarli alla vita.
Qual è il tuo genere fotografico e perché hai scelto proprio questo?
Prima di essere un fotografo sono un naturalista. Ogni foto è preceduta da osservazioni in natura, studio del comportamento e il giusto mix di fortuna e intuizioni.
La fotografia naturalistica comprende ambiti e applicazioni molto varie tra cui la macrofotografia, la fotografia paesaggistica, ritratti di animali e fototrappolaggio.
Sin dall’inizio sono stato maggiormente attratto dalla grande fauna, in particolare mammiferi e uccelli, a cui mi dedico a tempo pieno. Ultimamente sto lavorando molto su rapaci, grandi predatori come lupo e orso e sulla fauna urbana nelle città.
Negli ultimi anni ho lavorato ad un progetto fotografico sul grifone, che è terminato con l’uscita di un libro lo scorso novembre.
Fotografando animali in natura scelgo spesso composizioni geometriche che sfruttino la morfologia del paesaggio: le immagini ambientate hanno il potere di raccontare appieno la vita di una specie, inserendola nel contesto ecologico e dell’ambiente in cui vive e si muove l’animale.
La tua attrezzatura fotografica?
Utilizzo da sempre reflex Nikon, in particolare D810 e D850 che hanno un’ottima resa nel crop e una gamma dinamica incredibile, con colori profondi e delicati, che rispecchiano al meglio la naturalità della luce dell’ambiente.
Per fotografare animali a grande distanza, senza disturbare e interferire, utilizzo teleobbiettivi di varie focali, a volte abbinati a teleconverter 1.4X.
Per ritratti e video in natura il 500 F4 è un ottimo compromesso tra luminosità e ingrandimento. Per immagini ambientate il 70/200 F2.8 offre una vasta possibilità di scelta e rimane sempre nitido e luminoso. Uso raramente grandangoli, ma a volte può risultare comoda un’ottica zoom con focale compresa tra 20 e 50 mm.
Solo recentemente ho iniziato ad utilizzare reflex trap abbinate a sensori di movimento PIR o infrarossi, che consentono di ottenere immagini ambientate e ravvicinate di animali anche senza essere fisicamente sul posto. Sono uno strumento molto utile per fotografare scene che normalmente non potrebbero essere riprese.
Che software utilizzi per la post-produzione?
Nella post-produzione tendo a rimanere molto fedele al file originale. Penso che la fotografia naturalistica debba mantenere composizioni, luci e colori più naturali possibile. Utilizzo solitamente poche funzioni di base per correggere e migliorare le immagini, come riduzione rumore, correzione toni e colori, curve, esposizione e scherma/brucia.
Mi trovo molto bene con Adobe Photoshop (ho utilizzato diverse versioni tra CS5, CS6, CC e 2020), abbinato al plug-in di Camera Raw, che è sempre molto intuitivo e rapido da utilizzare.
Cosa vuoi trasmettere con la tua fotografia?
Vedo la fotografia come un mezzo e non solo come un fine puramente artistico: fotografare la natura è un modo per far conoscere e amare ciò che non si conosce.
Oggi la conservazione della natura è al centro di molti ambiti sociali e culturali, e mi piace pensare che attraverso alcune immagini si possa fare conservazione di specie a rischio.
Immagini e video possono inoltre aiutare a contribuire allo studio del comportamento animale, e lavoro spesso fotografando attività di studio e ricerca scientifica.
Negli ultimi anni ho scelto quindi di lavorare unicamente a progetti di divulgazione e conservazione attraverso la fotografia naturalistica.
Mostre, libri ed eventi di comunicazione sono necessari per un corretto approccio alla natura: le immagini sono un mezzo potente per raccontare e per accompagnare le parole.
Questo tipo di immagini cercano di unire arte e natura, attraverso una lettura dell’immagine su più livelli, tra cui la biologia delle specie, la bellezza del paesaggio e la tecnica fotografica.
Nel 2020 ho pubblicato un libro fotografico intitolato “Sentieri Invisibili”, che ha come protagonista il grifone, un avvoltoio reintrodotto in Italia, e a rischio di estinzione.
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