A Milano รจ appena stata inaugurata una mostra che non capita spesso di vedere. Non รจ una di quelle che si visitano di corsa, ma una dove ogni scatto ti cattura, ti invita a soffermarti e ti trasporta in un viaggio visivo cosรฌ coinvolgente che, una volta arrivato allโultima foto, senti il bisogno di ricominciare da capo per assaporare ancora quegli istanti.
La fotografa Cristina Meriggi sa esattamente cosa significa costruire immagini che parlano. Dopo sette anni come assistente di Stefano Babic e un periodo come redattrice di moda per riviste come LโUomo Vogue e Mondo Uomo, ha lavorato al fianco di grandi fotografi, assorbendo la sensibilitร e la tecnica dei migliori. Nel 1998 decide di mettersi dietro lโobiettivo, fotografando per le principali riviste di moda maschile. Ma il suo occhio non si limita alla moda: nei suoi numerosi viaggi in Oriente esplora i templi, i rituali, le spiagge e le tradizioni locali. Non scatta solo per le riviste di turismo, ma anche per sรฉ stessa, concentrandosi su quei frammenti di spiritualitร e vita quotidiana che osserva con lโocchio curioso di una documentarista e il gusto estetico di una fotografa di moda.
La mostra milanese include una sezione intitolata โCiรฒ che non avrei mai visto ad occhio nudoโ, dove ogni fotografia rivela dettagli sfuggenti, come un mondo nascosto che emerge solo una volta ingrandito. โSono particolari che si sono impressi senza che io ne fossi pienamente consapevole al momento dello scatto,โ racconta Cristina. In Kerala, ad esempio, ha immortalato il movimento di alcuni ragazzi tra le onde, affascinata dalla dinamicitร della scena. Ma quando ha ingrandito le immagini, ha scoperto gestualitร e figure che lโhanno sorpresa, un gioco di movimenti che si sono rivelati nella loro intensitร solo in formato esteso.
Un altro elemento che colpisce sono i dittici: coppie di fotografie che accostano situazioni apparentemente diverse ma legate da un filo sottile. Come lโallenatore di moda fotografato accanto al ritratto di un pellegrino indiano, o la processione colorata su una spiaggia del Kerala affiancata alla folla del Jova Beach Party. Cโรจ unโaffinitร inaspettata tra i due mondi, un dialogo tra opposti. โGli opposti si incontrano e si confermano,โ dice Cristina, โil concerto di Jovanotti non รจ un raduno spirituale, ma ha unโenergia che puรฒ ricordare quella dei raduni religiosi.โ
Lโallestimento varia tra stampe a colori, Polaroid e stampe su carta baritata, realizzate con Pentax, Nikon e persino con il telefono, creando un mix di stili che solo una fotografa con un bagaglio tecnico e artistico del suo calibro poteva orchestrare. Tra i soggetti troviamo ritratti intensi, scene di folle, spiagge esotiche, scatti di moda e attimi rubati, tutti uniti sotto il titolo โHumans Just Humansโ. La mostra rappresenta un viaggio tra anni di ricerca fotografica, un percorso che rivela lโevoluzione dello sguardo di Cristina verso il mondo e le persone che lo abitano.
Ad arricchire lโesperienza cโรจ un catalogo curato nei minimi dettagli, con grafiche di Roberto Da Pozzo e testi firmati dal giornalista di moda Antonio Mancinelli e dal critico di fotografia Roberto Mutti, che aggiungono un livello di profonditร e riflessione sulle opere esposte.
Per info
Humans Just Humans
In mostra fino al 31 ottobre da Hidden River
Via Madonnina 12, Milano
dalle 16:00 alle 19:00