Dopo essersi dedicato alla carriera di ingegnere aeronautico a Praga e Bratislava, Josef Koudelka ha iniziato a esplorare il mondo della fotografia attraverso il reportage di spettacoli teatrali per conto di riviste specializzate.
La sua passione per la fotografia lo ha portato a immortalare la vita dei Rom in Romania, Slovacchia e nell’Europa occidentale. Nel 1967, Koudelka decise di abbracciare definitivamente la fotografia come professione. L’anno seguente, catturò gli eventi dell’invasione sovietica a Praga, mascherando la sua identità sotto le iniziali “P. P.” (Prague Photographer) per evitare ritorsioni. Per questo reportage, nel 1969 gli fu conferita anonimamente la prestigiosa Medaglia d’Oro Robert Capa dall’Overseas Press Club. Nel 1970, lasciò la Cecoslovacchia e ottenne asilo politico in Inghilterra, con il supporto dell’agenzia Magnum Photos.
Il suo primo volume, “Gypsies”, pubblicato da Aperture nel 1975, fu solo l’inizio di una prolifica produzione editoriale che conta oltre una dozzina di titoli. Dal 1986, Koudelka ha iniziato a privilegiare il formato panoramico, impiegato per documentare l’impatto dell’uomo sull’ambiente in varie regioni, inclusa l’area franco-inglese attraversata dal tunnel sotto la Manica per il progetto La Mission Photographique Transmanche, fino agli scenari politici in Israele e Palestina. Attraverso l’uso della fotografia panoramica, Koudelka ha saputo narrare gli effetti dell’industrializzazione, del passare del tempo e dei conflitti sugli spazi naturali e urbani.
Durante la sua esistenza nomade, Koudelka ha creato opere che trasmettono la gravità storica incisa nella natura e negli spazi urbani. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, il suo obiettivo ha catturato il Muro di Berlino, le vie di Beirut risanate dalla guerra civile, la devastazione ambientale nel Triangolo Nero al confine tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca, così come il campo di Auschwitz in Polonia e altre aree indelebilmente mutate da conflitti socio-politici, violenze e degrado ambientale.
Tra le sue più note serie panoramiche vi è “Ruins”, che documenta oltre 200 siti archeologici in Grecia, Italia, Libia, Siria e oltre, realizzata tra il 1991 e il 2015, unitamente alla sua ricerca sul muro di separazione in Cisgiordania attraverso sette viaggi tra Israele e Palestina dal 2008 al 2012.
Koudelka esprime a Melissa Harris, sua biografa, la propria fascinazione per i paesaggi segnati da eventi traumatici: “Un paesaggio ferito rivela una sofferenza simile a quella di volti segnati da esistenze difficili. Sono attratto dalle persone autentiche, dai volti autentici… Ammiro la resilienza di un paesaggio ferito… La natura prevale sull’umanità“.
Per la sua prima mostra personale a New York dal 2015, Koudelka ha scelto la galleria Pace, situata al settimo piano di un edificio con vista sull’orizzonte di Chelsea, uno sfondo che si armonizza con i sei ampi panorami esposti, ciascuno di circa due metri e mezzo. Queste fotografie sono state scattate negli Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Azerbaijan e Israele, tra il 1987 e il 2010.
Dettagli della mostra
- “Industries” di Josef Koudelka
- Galleria Pace, 540 West 25th Street, New York
- Dal 29 marzo al 27 aprile
L’inaugurazione della mostra avviene in concomitanza con la pubblicazione di “Josef Koudelka: Next”, la biografia edita da Aperture.