Oggi vogliamo segnalarvi l’interessantissimo progetto di Massimo Podio e il suo Volere Volare, un progetto fotografico dedicato ad una donna che nonostante sia affetta da spina bifida vive una vita straordinariamente ordinaria grazie alla propria tenacia e voglia di vivere.
Ogni 2.000 bambini nati, almeno uno è affetto da spina bifida: una di loro è Carla, nata circa cinquant’anni fa a Roma da papà Carmine, vigile del fuoco, e mamma Giovanna, maestra di scuola elementare
La spina bifida è una malformazione congenita che colpisce il feto nei primi mesi di gravidanza e rende il nascituro disabile per tutta la vita.

Siamo negli anni ‘70 e il concetto di inclusione è ancora agli albori: mentre Carla inizia a frequentare una scuola pubblica, e già questa all’época era cosa rara, i suoi genitori organizzano un viaggio a Stoccarda per cercare di dare alla loro amata bimba la possibilità di assumere la posizione eretta mediante una difficile operazione e l’aiuto di pesanti e dolorosi tutori alle gambe

È ancora piccola quando per amore della mamma accetta di fare la Prima Comunione in piedi, ricordando di quel giorno sopratutto il dolore alle gambe e il terrore di cadere, ma alla fine sceglie di continuare a vivere seduta ma libera, piuttosto che in piedi ma prigioniera di quei pesanti tutori.

Questo è stato il colpo d’ala che ha cambiato la sua vita. Non solo la sua; da allora, Carla ha vissuto lottando giorno dopo giorno per quell’autonomia che la natura aveva tentato di negarle.

Presto ha cominciato ad aiutare gli altri ragazzi nel difficile percorso che un disabile deve compiere per vivere normalmente. Prima di tutto, insegnando loro che la vita, comunque essa sia, merita di essere vissuta al cento per cento.

Pochi anni dopo, alle cicatrici rimaste a ricordo dell’operazione si aggiungono quelle lasciatole nell’anima da un uomo che le fece vivere un’esperienza già vissuta da tante, troppe bimbe: bambole nelle mani di chi non sa che alcuni giochi lasciano segni indelebili.

Passano gli anni e la bambina diventa una donna che cerca e trova una vita normale abbattendo giorno dopo giorno sfidando le barriere sociali.

Si sposa e la casa in cui va a vivere è concepita per lei, senza quelle barriere architettoniche che rendono ancora più difficile una vita già di per se più difficile di tante altre; e questa casa arredata a sua misura, a conferma che tutto è sempre molto relativo, mal si adatta a una persona normodotata.

La donna diventa infine madre di una ragazza normodotata che un giorno a scuola l’ha raffigurata in un disegno come una farfalla. Lei, costretta dalla nascita su una sedia a rotelle.

E quella farfalla si è infine posata su un suo braccio: il suo primo e unico tatuaggio. Per non dimenticare, per continuare ancora e sempre a volere volare.