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Oggetti Quantistici Sconosciuti di Alessandro Bavari

Con all’attivo una collaborazione con Ridley Scott per Alien: Covenant, Alessandro Bavari è un artista visivo che fin dagli esordi ha sempre indagato puntualmente il rapporto tra arte e scienza, come quest’ultima si esprima anche attraverso una propria specifica estetica.
In virtù di questa sua particolare attenzione creativa, Bavari si inserisce, con il suo progetto Oggetti quantistici sconosciuti, nel programma di mostre del festival di fotografia COSMO PHOTO FEST. La fotografia fra scienza e arte, che si terrà a Colleferro dal 31 maggio al 30 giugno 2024, organizzato e promosso dal Centro Sperimentale di Fotografia Adams e il comune della città. Il festival “vuole mettere in rilievo il dialogo tra arte e scienza attraverso il linguaggio fotografico, secondo una narrazione visiva che interroghi il presente e il futuro, con particolare attenzione al rapporto tra l’essere umano, la tecnologia, la scienza e la fantascienza”. Abbiamo intervistato Alessandro sul progetto esposto a COSMO PHOTO FEST e sul suo processo creativo.

Il tuo lavoro, Oggetti quantistici sconosciuti, indaga, visivamente, la presenza di altre dimensioni oltre quelle consuete. Come hai rappresentato questo concetto?

Alessandro Bavari, Oggetti quantistici sconosciuti © Alessandro Bavari

In Sodoma e Gomorra – un mio vecchio progetto fotografico iniziato nei primi anni 2000 – approfittai del fatto che di queste due città non si sapesse nulla, concedendomi la licenza di reinventarle secondo la mia personale visione.

In Oggetti quantistici sconosciuti ho voluto affrontare il tema della meccanica quantistica con il medesimo approccio, approfittando delle scarse informazioni di cui la scienza al momento dispone, cercando dunque di immaginare in che modo alcuni di questi fenomeni si manifesterebbero se traslati dalla realtà subatomica al mondo reale, in un ordine di grandezza percepibile ad occhio nudo e contestualizzandoli in quelle dimensioni ipotizzate ma che sempre sfuggiranno alla nostra percezione.

Ovviamente essendo solo un artista visivo, questa mia interpretazione è da considerarsi unicamente come una visione immaginifica del tutto personale e senza alcun riferimento a protocolli scientifici, purché costruita su logiche metafisiche che abbiano una continuità coerente e stilisticamente convincente.

Nella pratica, come hai lavorato per la produzione di queste immagini? Ci racconti la realizzazione di una nello specifico?

Alessandro Bavari, Oggetti quantistici sconosciuti © Alessandro Bavari

Nel mio lavoro la contaminazione è un elemento fondamentale: ho sempre voluto mescolare più tecniche possibili, come pittura e fotografia, animazione in stop motion e animazione in 3d, riprese video ed immagini generate con l’intelligenza artificiale. Questo connubio di linguaggi mi piace chiamarlo psicografie.

Per realizzare Oggetti quantistici sconosciuti, ho dunque più o meno sfruttato tutte queste conoscenze tecniche, tenendo però sempre bene a mente “la pasta” del risultato che volevo ottenere, pur preferendo in generale lavorare a braccio e con un approccio estemporaneo ed empirico, proprio per non perdere la freschezza dell’idea che fino a quel momento è rimasta a galleggiare nel limbo mentale fino alla sua decantazione. Infatti prima di iniziare è difficile che metta su carta un progetto, rischiando di farlo invecchiare precocemente e morire. Preferisco la vaghezza che solo con questo criterio può restituire risultati estranianti e destabilizzanti, dove in primis deve sorprendere me.

Come ad esempio nella 9° dimensione – Eco latente della materia rifratta – dove il realismo materico e fotografico della stessa l’ho creato improvvisando e giocando con programmi 3d, ambientandolo poi in un contesto generato con l’intelligenza artificiale ed utilizzando inizialmente mie fotografie per addestrarla in termini di atmosfera e stile.

Oppure come nell’11° dimensione – Caos subatomico tra le lunghezze di Planck – realizzato unicamente con l’intelligenza artificiale con modelli come Midjourney e Runway. In questo caso specifico non sapevo per nulla quale risultato avrei ottenuto, pur originandolo da mie immagini e fotografie. Vorrei specificare che in questo lavoro mi sono occupato di tutto il processo dalla A alla Z, compresi montaggio e sound design, in gran parte con suoni registrati in casa utilizzando perlopiù oggetti domestici, per poi essere rimanipolati in post-produzione audio.

Quando è iniziato il tuo interesse per il dialogo tra arte e scienza?

Alessandro Bavari, Oggetti quantistici sconosciuti © Alessandro Bavari

Quand’ero ragazzino ero convinto che da grande avrei fatto lo scienziato, forse l’astronomo, oppure l’entomologo, per la mia smodata passione per la categoria degli insetti. Poi mi resi conto che in fondo a suscitare questo mio interesse non era propriamente la scienza in sé, ma l’estetica della scienza: le tabelle, le bacheche museali con le classificazioni, le rappresentazioni semplificate di concetti complessi per renderli accessibili a chiunque. E così l’estetica dei planetarium, dei musei oceanografici o di scienze naturali in generale.

Dunque l’estetica di immagini di derivazione scientifica asservite all’arte.

Nel tuo lavoro sei stato influenzato più da artisti e fotografi o da scienziati?

Alessandro Bavari, Oggetti quantistici sconosciuti © Alessandro Bavari

Artisti e fotografi che apprezzo sono molti. Tra questi, tornando all’argomento scienza, Ernst Haeckel, naturalista e zoologo tedesco, oltre che bravo e meticolosissimo illustratore scientifico. Mi sono ispirato al suo lavoro quando Ridley Scott mi ha ingaggiato per la realizzazione di una scena nel film Alien: Covenant.

Poi Joel Peter Witkin che sonda l’essenza umana nella sua più profonda tragicità. E poi Les Krims, Roger Ballen, Paul McCarthy, David Altmejd, Matthew Barney, Romeo Castellucci, solo per citarne alcuni.

Perché hai usato esclusivamente il bianco e nero per la realizzazione delle immagini?

Alessandro Bavari, Oggetti quantistici sconosciuti © Alessandro Bavari

Sono un daltonico mancato. Realizzare immagini a colori mi affatica molto, in quanto preferisco dare risalto alla forma, e solo il bianco e nero ti regala questa possibilità, il colore è troppo distraente. Ma dipende anche da cosa si vuole raccontare. Nel caso di Oggetti quantistici sconosciuti il bianco e nero è stato imprescindibile, anche per il taglio mockumentaristico del progetto, simile alle indagini e agli elaborati tecnico-scientifici del secolo scorso.

Per saperne di più sul programma del festival COSMO PHOTO FEST www.cosmophotofest.it e su Alessandro Bavari www.alessandrobavari.com

Alessio Fabrizi
Alessio Fabrizi
Alessio, fondatore di Fotografia Moderna dal lontano 2015 con l'obiettivo di creare una community unita di fotografi italiani. Cerco sempre notizie che possano interessare gli appassionati di fotografia, mi diverto a fare recensioni di attrezzature fotografiche e consigliare con guide all'acquisto le migliori alternative sul mercato. Iniziata come passione è diventato in poco tempo uno dei portali più cliccati d'Italia arrivando a raggiungere più di 1 milione di appassionati ogni anno finendo per essere un lavoro a tempo pieno dove ogni giorno impiego il mio tempo per cercare notizie o migliorare il sito.
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