Steve McCurry: La storia del fotoreporter

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La vita di Steve McCurry autore della foto
La vita di Steve McCurry autore della foto "La donna Afgana"

Steve McCurry sicuramente è uno dei fotografi che più ha lasciato il segno negli ultimi 30-40nni

Il fotografo statunitense, Steve McCurry, tramite il suo stile forte e deciso, ha trasmesso una forte empatia a milioni e milioni di persone tramite i suoi scatti.

Nato a Philadelphia nel 1950, precisamente il 24 febbraio, ha dimostrato subito interesse per l’arte visiva, frequentando la High School Marple Newtown della Contea di Delaware. Laureato in teatro nel 1974 dopo un tentativo universitario alla Penn State University.

Ha iniziato come fotografo presso una testata locale, la King of Prussia,  per poi trovare la sua vera dimensione come fotoreporter. È diventato membro della Magnum Photos nel 1986 (società fondata da Henri Cartier Bresson e Robert Capa).

Nel vasto panorama della fotografia documentaristica, pochi nomi brillano con la stessa intensità di Steve McCurry. Un maestro nell’arte di catturare l’essenza umana attraverso la sua lente, McCurry ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia con le sue straordinarie immagini. Dai ritratti iconici che svelano la bellezza e la complessità delle persone di tutto il mondo, alla documentazione delle culture in via di estinzione, McCurry è molto più di un semplice fotografo. È un narratore visivo che usa la sua macchina fotografica per raccontare storie universali che attraversano le barriere linguistiche e culturali. In questo articolo, esploreremo la vita e l’opera di Steve McCurry, immergendoci nel suo stile unico e nell’impatto duraturo che ha avuto sulla fotografia e sulla comprensione della condizione umana.

McCurry fotoreporter di guerra

Subito dopo aver lavorato per la testata locale ha viaggiato verso il confine del Pakistan con l’intento di descrivere la situazione difficile in mano ai ribelli.

Una situazione complicata tra Pakistan e Afghanistan, tanto che per tornare negli Stati Uniti, Steve si dovette cucire i rotoli della pellicola dentro i suoi vestiti.

Un impresa che in pochi hanno avuto il coraggio di fare, tanto da meritarsi per questo il premio Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad.

Un premio che gli è stato dedicato per il coraggio dimostrato nel suo viaggio da fotoreporter.

Ma non solo Pakistan, i viaggi di McCurry sono numerosi:

  • Iran
  • Iraq
  • Beirut
  • Cambogia
  • Filippine
  • Guerra del golfo

Quasi tutte le foto sono state pubblicate sul National Geographic Magazine.

Lo stile di Steve McCurry

Lo stile fotografico dello Statunitense è molto particolare, un stile che si concentra verso l’umanità del soggetto.

Attraverso i suoi scatti McCurry ha sempre voluto trasmettere il volto umano che si cela in ogni angolo della terra, sopratutto in quelli più sfortunati.

Nei luoghi dove non si ha idea della loro situazione, dove non hanno un volto, Steve si è sempre preoccupato nel dare loro un immagine (vedi la donna Afgana e l’arresto di Sharbat )

La curiosità che lo ha sempre contraddistinto fin da adolescente che gli ha permesso di attraversare i confini non sono fisici, ma anche culturali.

Perché in ogni sua foto, Steve McCurry vuole trasmettere una storia, vuole raccontare tutto il contesto in cui si trova quel soggetto.

Lo stile fotografico di Steve McCurry è intriso di profondità emotiva e narrativa, caratterizzato da una straordinaria abilità nel catturare l’essenza umana e nella documentazione di culture diverse in tutto il mondo. McCurry è noto per la sua capacità di trasformare uno sguardo o un’espressione in una storia tangibile attraverso la sua lente fotografica.

Una delle caratteristiche più iconiche del suo lavoro è la sua capacità di creare ritratti umani intensi. Le sue fotografie dei volti delle persone sono cariche di empatia e comprensione, spesso catturando sguardi profondi e espressioni emotive che riescono a comunicare storie universali. Ogni ritratto sembra una finestra aperta sul mondo interiore del soggetto, rendendo il pubblico immediatamente coinvolto e interessato alla narrazione.

McCurray è anche noto per l’uso sapiente dei colori nelle sue fotografie. Spesso, utilizza colori vivaci per creare immagini accattivanti e memorabili. Questa scelta cromatica non è mai casuale; i colori contribuiscono ad accentuare l’atmosfera e il significato delle immagini. Possono essere utilizzati per sottolineare l’identità culturale di un luogo o per enfatizzare un particolare aspetto emotivo del soggetto.

Inoltre, il lavoro di McCurry è intriso di un profondo senso di documentazione e testimonianza. Ha viaggiato in molte parti del mondo, documentando luoghi e culture in via di estinzione o in rapida trasformazione. Le sue fotografie spesso rivelano il passare del tempo e i cambiamenti sociali, contribuendo così a preservare la memoria di luoghi e persone che altrimenti potrebbero essere dimenticati.

Questa è un piccolo riassunto di un intervista dove gli viene chiesto il significato delle sue foto.

La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente.

Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona.

Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana.

Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità”

La ragazza Afgana di Steve McCurry

La ragazza Afgana di Steve McCurry
La ragazza Afgana di Steve McCurry

“La fotografia più riconosciuta in oltre 100 anni di uscite di National Geographic”, cosi è stata nominato lo scatto della ragazza Afgana.

L’istantanea famosa è stata scattata in Pakistan, vicino Peshawar, precisamente dentro un campo profughi.

Scattata e pubblicata nel Giugno del 1985, la ragazza Afgana è stato il volto di molte campagne di solidarietà, utilizzata anche da Amnesty International.

Uno scatto nato in questo campo profughi, con l’obiettivo di sensibilizzare i lettori verso le atrocità e le condizioni precarie.

La ragazza Afgana di Steve McCurry dopo 20 anni
La ragazza Afgana di Steve McCurry dopo 20 anni

La ragazza, Sharbat Gula, è rimasta sconosciuta per oltre 15 anni dopo la pubblicazione dello scatto sulla rivista, finché McCurry non la ritrovò.

Partito per una spedizione con una squadra di National Geographic, ritrovò la ragazza con la stessa carica emotiva con cui l’aveva lasciata.

La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa” disse in un intervista al The Guardian.

I suoi occhi trasmettono la forza. Un occhio verde smeraldo, bello e forte non come quello di una modella, ma come quello di un icona carismatica. Il volto sporco lascia intendere le scarse condizioni igieniche del campo profughi. Il forte stacco tra il suo vestito rosso “sangue” e il verde speranza dietro è una cornice perfetta per raccontare la situazione.

La fotografia di questa giovane ragazza con gli occhi verdi intensi, scattata da McCurry nel 1984, è diventata una delle immagini più famose nella storia della fotografia documentaristica.

L’aneddoto affascinante è che, quando McCurry la fotografò, la ragazza era rifugiata e viveva in un campo profughi nelle montagne dell’Afghanistan. Quando scattò la foto, la giovane aveva solo 12 anni e il suo nome era sconosciuto. La sua identità rimase un mistero per molti anni, fino a quando nel 2002 McCurry fu finalmente in grado di rintracciarla.

La “Ragazza afghana” fu identificata come Sharbat Gula e la sua vita era stata segnata da molte difficoltà e sfide a causa del conflitto in Afghanistan. Questo incontro è diventato uno dei momenti più significativi nella carriera di McCurry, che ha potuto vedere il risultato del suo lavoro fotografico sulla vita delle persone che ha ritratto.

Questo aneddoto dimostra come la fotografia di McCurry non sia solo un’arte visiva, ma abbia anche un impatto tangibile sulla vita delle persone che ritrae, portando alla luce le loro storie e le loro sfide. La “Ragazza afghana” è diventata un simbolo della forza e della resilienza delle persone in tutto il mondo.

Le foto ritoccate con Photoshop

Il palo di Steve McCurry, foto modificata con Photoshop
Il palo di Steve McCurry, foto modificata con Photoshop

Come i più grandi, non ci sono solamente note positive intorno alla vita di Steve McCurry, ma è stato anche accusato di “editare eccessivamente” le sue foto.

Un accusa mossa in seguito alla pubblicazione di alcune foto, sopratutto dopo la foto famosa del palo.

Una fotografia che è non ha ricevuto grosse critiche, finché quando un fotografo italiano Paolo Viglione, non si è accorto di un errore grossolano ad una sua mostra.

Il fotografo ha scritto un articolo sul suo blog, dove non intendeva attaccare in maniera “professionale” il fotografo, ma incuriosito da quel particolare.

Ecco le esatte parole che hanno scatenato le critiche verso McCurry e le sue eccessive correzioni in post-produzione.

L’articolo che condanna Steve McCurry

Guardate che fortuna, le persone sono tutte in buona posizione.

Piccolissime, non si vedono quasi nella foto (e secondo me McCurry non le vedeva nel mirino) però son piazzate bene.

Metti che invece la 4 da sinistra, l’ultima, stesse camminando un po’ più avanti e fosse davanti/dietro a quel palo giallo con sopra lo STOP…

Mai fare uscire un palo dalla testa di un soggetto, no?

Beh, era andata proprio così!

Qualcuno ha deciso di far indietreggiare il personaggio di un pochetto.
Come si fa? Facile: col timbro clone si clona la persona un po’ indietro, poi si ricostruisce il palo giallo.

A quel punto, però, bisogna ricordarsi di tornare sulla persona ed eliminare eventuali sbavature, ad esempio un pezzo del palo che gli esce dalla gamba.

Magari ricostruire quel che mancava e che ora si dovrebbe vedere non essendoci più il palo, per esempio un piede.

Ecco, quest’ultima parte se la sono proprio dimenticata

La risposta di Steve McCurry alle critiche sul fotoritocco

La risposta del fotografo di Philadelphia alle critiche non si è fatta attendere.

Dopo essersi scusato pubblicamente e preso le proprie responsabilità, ha dichiarato che ormai lui passa la maggior parte del suo tempo fuori dal suo studio.

Proprio per questo invia le sue foto ai suoi supervisori e collaboratori che lavorano in maniera autonoma.

Questa volta il collaboratore ha agito prendendo troppa iniziativa, eseguendo un operazione di foto ritocco che McCurry non avrebbe mai approvato.

Il tecnico responsabile di quell’errore è stato licenziato (come scritto in un intervista con Michele Smargiassi su Repubblica)

Ma dopo quell’intervista il giornalismo d’assalto non si è concluso, arrivando a setacciare ogni singola foto per trovare ulteriori manipolazioni.

Effettivamente sono state riportate alla luce alcune foto che hanno riportato delle incongruenza con il passare del tempo.

Steve McCurry non ha voluto rispondere a tal proposito.

Le foto incriminate di Photoshop di Steve McCurry

Uomo in etiopia, fotografia manipolata di Steve McCurry
Uomo in Russia, fotografia manipolata di Steve McCurry

Questo scatto, di un uomo in Russia che attraversa una staccionata, sono state pubblicate una volta il 2013 e una volta il 2014, ma le foto hanno presentato alcune differenze.

Uomo in Etiopia, fotografia manipolata di Steve McCurry
Uomo in Etiopia, fotografia manipolata di Steve McCurry

Questa foto invece racconta di un uomo anziano nella valle dell’Omo, in Etiopia, e il confronto è tra una foto pubblicata sul suo blog nel 2012 e un’altra pubblicata.

Le differenze sono evidenti.

Bambino in india di Steve McCurry
Bambino in india di Steve McCurry

Le foto del bambino che vende i fiori in India sono state pubblicate una nel 1993 e l’altra nel 2009 sul suo blog, riportando anche qui notevoli differenze di Color Correction.

Uomo in brasile di Steve McCurry
Uomo in brasile di Steve McCurry

Una delle fotografie più famose della Magnum Photos venduta in bianco e nero riporta alcune differenze nella versione a colori.

Signore a Parigi di Steve McCurry
Signore a Parigi di Steve McCurry

Queste due foto invece sono state pubblicate nel giro solamente nel giro di due anni: nel 2012 e nel 2013 sul blog ufficiale di Steve McCurry.

Le dichiarazioni ufficiali a riguardo delle denunce di manipolazione

Penso che Photoshop non dovrebbe aggiungere o sottrarre le cose.

Credo che Photoshop è uno strumento per correggere il colore e fare varie affilatura e non quello.

Ovviamente ognuno lo fa. Questo è uno strumento che tutti usano. L’equilibrio di colore, ognuno lo fa.

Credo che per quanto riguarda l’aggiunta o la sottrazione di cose, che non è qualcosa che deve essere fatto o dovrebbe essere fatto.”

La filosofia di Steve McCurry

Il viaggio in India è stato quello che ha segnato di più il fotografo di Philadelphia, dove ha imparato ad aspettare e a guardare.

Un ambientarsi nel contesto in cui ci si trova, per non sentirsi fuori luogo e non far sentire a disagio colui che viene fotografato.

Fotografare in strada è un arte, immortalare e catturare l’essenza del soggetto fotografato non è per nulla semplice.

Sopratutto non far sentire a disagio il soggetto, ma farlo apparire al naturale.

Per chi è alle prime armi con la street art ci sono alcuni consigli da seguire e non far sentire a disagio il soggetto.

Se sai aspettare le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto“.

I libri di Steve McCurry

Ho scritto un intero articolo dove ti consiglio i migliori libri di Steve McCurry, dal primo all’ultimo.

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Alessio Fabrizi
Alessio, fondatore di Fotografia Moderna dal lontano 2015 con l'obiettivo di creare una community unita di fotografi italiani. Cerco sempre notizie che possano interessare gli appassionati di fotografia, mi diverto a fare recensioni di attrezzature fotografiche e consigliare con guide all'acquisto le migliori alternative sul mercato. Iniziata come passione è diventato in poco tempo uno dei portali più cliccati d'Italia arrivando a raggiungere più di 1 milione di appassionati ogni anno finendo per essere un lavoro a tempo pieno dove ogni giorno impiego il mio tempo per cercare notizie o migliorare il sito.

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