HomeFotografiWilliam Klein: Ribelle della fotografia del XX secolo

William Klein: Ribelle della fotografia del XX secolo

William Klein è nato a New York nel 1928 e durante la sua vita ha vissuto tra l’Europa e gli Stati Uniti, esplorando molteplici forme d’arte come la scultura, la pittura, la regia e la fotografia, sempre orientato verso l’anticonformismo.

Da bambino, cresciuto in una famiglia ebrea in un quartiere irlandese di New York, ha subito in prima persona l’antisemitismo dilagante negli anni ’30 negli Stati Uniti. Sin da giovane, ha rifiutato la cultura di massa e si è appassionato all’arte, diventando un assiduo frequentatore del MoMA a partire dall’età di 12 anni.

A soli 14 anni, tre anni prima della norma, si è iscritto al City College di New York per studiare sociologia e, dopo aver trascorso alcuni anni nell’esercito americano come radio operatore in Francia e Germania, ha proseguito gli studi presso la Sorbona di Parigi, dove ha avuto come insegnanti Andre Lothe e Fernand Leger.

Durante gli anni parigini, si è dedicato alla scultura e alla pittura, ispirandosi alla Bauhaus, a Mondrian e a Max Bill. Nel 1952 si è trasferito a Milano, dove ha diretto due spettacoli teatrali al Piccolo e collaborato con l’architetto Angelo Mangiarotti. In questi anni, ha iniziato a sperimentare anche con la fotografia, ispirandosi a Moholy-Nagy e Kepes, e ha cominciato a giustapporre pittura astratta e fotografia.

È stato proprio in questo periodo che Alex Liberman, pittore ed editore di Vogue America, l’ha notato e gli ha offerto un lavoro a New York. Quando Klein si è recato nella Grande Mela nel 1954, Liberman gli ha chiesto cosa volesse davvero fare, e lui ha risposto che gli sarebbe piaciuto fotografare New York in una maniera nuova, realizzando un diario fotografico. Liberman ha deciso di finanziarlo e gli ha offerto un contratto come fotografo di moda per Vogue.

Klein ha trascorso sei anni in Europa prima di tornare a New York, e il suo punto di vista sulla città si era trasformato in qualcosa di ibrido tra lo sguardo di uno straniero e quello di un autoctono. “Mi comportavo come un etnologo immaginario”, ha raccontato Klein, “trattavo i newyorchesi come un esploratore trattrebbe una tribù Zulu. Cercavo scatti che fossero grezzi, il “grado zero” della fotografia”.

Come regista, ha realizzato oltre venti film, tra cui il primo documentario in assoluto su Muhammad Ali.

William Klein fotografo e anticonformista

William Klein è considerato una delle figure più anticonformiste della fotografia americana del dopoguerra e si è sempre considerato un outsider. La sua opera mina alle basi dell’oggettività della fotografia, sovvertendone canoni e sovrastrutture ormai consolidati, senza mai l’obbiettivo di affermare un nuovo gusto o standard.

Durante il periodo in cui lo sguardo “armonico” di Henry Cartier Bresson dettava legge, Klein si dedicava alla sperimentazione formale e contenutistica, ribaltando ogni regola di composizione, messa a fuoco e qualsiasi altra tecnica fotografica. Considerava l’ossessione per la tecnica esagerata e inutile, e la bellezza di una foto per lui non dipendeva dal filtro o dalla lente giusta.

Klein ha sperimentato nuove tecniche fotografiche anche nel campo della moda, introducendo l’uso del grandangolo, dell’esposizione multipla e del flash combinato con lunghe esposizioni, trasformando la fashion photography in un’area ad alto livello di sperimentazione.

William Klein New York e non solo

La sua vena più anticonformista si è espressa soprattutto nei reportage di street photography che ha realizzato a New York, Tokio, Roma e Mosca. Il suo libro “Life is Good and Good for You in New York” è considerato da molti come l’opera fondativa della street photography, rappresentando le persone più umili nella loro vita quotidiana in una città sporca e trascurata.

Nonostante l’iniziale diffidenza e critiche, Klein ha raggiunto grande successo nella fotografia di moda, diventando uno degli autori di punta di Vogue.

William Klein ha realizzato reportage in diverse metropoli del mondo, tra cui Roma nella metà degli anni ’50. Grazie all’elite culturale del momento, Klein ha avuto la possibilità di vivere al meglio la città eterna, introdotto da Federico Fellini per fare da aiuto regista in “Le notti di Cabiria”. Anche Pasolini, Flaiano e Moravia lo hanno guidato nel centro e nelle periferie romane, e Klein ha contraccambiato realizzando un affresco magnifico della città e della sua gente, raccolto nel libro “Roma+Klein”, pubblicato da Feltrinelli nel 1959 e recentemente ripubblicato da Contrasto.

Durante il suo periodo a Roma, Klein ha anche conosciuto Sophia Loren, che lo ha descritto come spietato e scandaloso, ma anche tenero e buffo, e profondamente innamorato della città. Sorprende come un uomo capace di una street photography così “rabbiosa” ed aggressiva sia stato capace anche di dedicarsi con grande successo alla fotografia di moda, tanto da essere considerato uno degli autori di punta di Vogue.

La morte di William Klein

William Klein morto il 10 marzo 2022, all’età di 94 anni, a Parigi, dove risiedeva da molti anni. La notizia della sua scomparsa ha suscitato grande tristezza nel mondo della fotografia e dell’arte, poiché ha rappresentato la perdita di uno dei suoi protagonisti più influenti e innovativi.

La sua morte è stata confermata da suoi amici e colleghi, che hanno espresso il loro cordoglio e la loro ammirazione per la sua vita e la sua carriera. La causa della morte non è stata resa nota. Con le sue fotografie, ha documentato la vita quotidiana nelle grandi città del mondo, tra cui New York, Parigi e Roma, creando immagini rabbiose, volgari e fuori fuoco che hanno cambiato il modo di vedere la fotografia e l’arte in generale.

Klein ha anche dedicato una parte della sua carriera alla moda, diventando uno dei fotografi di punta di Vogue. Ha introdotto nuove tecniche e approcci fotografici in questo campo, rompendo le regole e creando immagini che hanno sfidato la convenzionale estetica della moda.

La sua influenza si è estesa anche oltre la fotografia, con la sua arte che ha ispirato molti artisti e movimenti contemporanei. La sua scomparsa è stata accolta con grande tristezza da coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato la sua arte, ma il suo lavoro e la sua visione resteranno per sempre un segno indelebile nella storia dell’arte e della fotografia.

Alessio Fabrizi
Alessio Fabrizi
Alessio, fondatore di Fotografia Moderna dal lontano 2015 con l'obiettivo di creare una community unita di fotografi italiani. Cerco sempre notizie che possano interessare gli appassionati di fotografia, mi diverto a fare recensioni di attrezzature fotografiche e consigliare con guide all'acquisto le migliori alternative sul mercato. Iniziata come passione è diventato in poco tempo uno dei portali più cliccati d'Italia arrivando a raggiungere più di 1 milione di appassionati ogni anno finendo per essere un lavoro a tempo pieno dove ogni giorno impiego il mio tempo per cercare notizie o migliorare il sito.
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